AMBIENTE-CINA: La popolazione rurale subisce la "ossessione del PIL"

PECHINO, 6 dicembre 2005 (IPS) – Mentre la Cina è alle prese con le conseguenze politiche e sociali del suo tentativo di nascondere una fuoriuscita tossica nel nord-est impoverito del paese, le comunità rurali risultano le più trascurate nelle risposte del governo di fronte ai rischi ambientali prodotti dalla rapida industrializzazione.

Un’esplosione in un’industria chimica di proprietà dello stato nella città di Jilin, il mese scorso, ha sprigionato grandi quantità di velenoso benzene nel fiume Songhua, che scorre nella città di Harbin, costringendo le autorità a interrompere l’erogazione di acqua corrente per cinque giorni a 3,8 milioni di residenti.

Nonostante le autorità di Harbin abbiano reagito con lentezza e malafede, il governo centrale ha rapidamente mobilitato le sue risorse, distribuendo tonnellate di acqua imbottigliata per prevenire il panico e inviando squadre di funzionari per rassicurare gli abitanti in fuga.

Mentre la contaminazione del Songhua minacciava di dilagare nel fiume Amur lungo il confine russo, il ministro degli esteri cinese Li Zhaoxing ha rilasciato pubblicamente una dichiarazione di scuse nei confronti della Russia, esprimendo “dispiacere per l’eventuale danno che potrebbe raggiungere la popolazione russa a causa di questo grave incidente ambientale”.

Tuttavia, pochissimo è stato detto per avvisare le comunità rurali nelle numerose cittadine e villaggi lungo il Songhua e tra Jilin e Harbin, informandole dei pericolosi fluidi chimici presenti nell’acqua. Le autorità non hanno fornito alcuna stima sul numero di persone che dipendono dal fiume per l’acqua potabile.

Secondo i media locali, quando le notizie della fuoriuscita sono filtrate nei villaggi intorno ad Harbin, i contadini hanno iniziato a scavare pozzi per l’acqua. Ma l’organizzazione ambientale Greenpeace ha avvisato che, se qualche sostanza chimica fosse trapelata nel sottosuolo, l’impatto sarebbe stato a lungo termine.

L’esplosione del 13 novembre ha disperso nel fiume circa 100 tonnellate di benzene, sostanza altamente tossica e cancerogena. Un’elevata esposizione al benzene è nota come causa della leucemia ed esiste il timore che effetti analoghi potrebbero derivare da una lieve esposizione a lungo termine attraverso acqua o cibo.

”Chiediamo al governo cinese sforzi maggiori per proteggere la popolazione locale e l’ambiente”, ha dichiarato Kevin May, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Cina. “Dovrebbe, per esempio, fornire una stima globale dell’impatto ambientale dell’inquinamento e, su tale base, tracciare un piano e realizzare un’effettiva depurazione”.

Negli ultimi mesi, i timori per l’inquinamento sono stati sfondo di una serie di proteste in tutto il paese e il legame tra governi locali e industrie, sprezzanti delle norme ambientali, ha riacceso una dura critica verso il partito comunista e i funzionari di governo.

Nell’ultimo incidente, i funzionari di Jilin hanno occultato per più di 10 giorni le notizie relative alla fuoriuscita, per diverse centinaia di chilometri lungo il fiume a partire da Harbin.

L’agitazione pubblica è stata alimentata anche dalla mancanza di informazioni, nel passato, su allarmi sanitari, come il dilagare della Sindrome respiratoria severa acuta (SARS) nel 2003 e di catastrofi naturali nei quali il numero delle vittime e la portata dei rischi ambientali venivano considerati, fino a poco tempo fa, segreti di stato.

Il culmine raggiunto con l’incidente tossico di Jilin preoccupa per i disastri ambientali scatenati dalla rapida urbanizzazione cinese. Anche organi di informazione dello stato, solitamente docili, hanno accusato il governo di gestire male una potenziale catastrofe ambientale.

Il Beijing Youth Daily, portavoce della federazione giovanile del partito comunista, ha accusato le autorità di questa ingiustificabile menzogna che “ha diminuito la fiducia collettiva nel governo”.

Il “China Daily”, quotidiano in lingua inglese, ha attirato l’attenzione sui costi del rapido sviluppo ambientale della Cina, che ignora sfacciatamente la conservazione dell’ambiente.

”L’’ossessione del PIL’, o preoccupazione per la crescita del prodotto interno lordo, ha in alcuni casi contribuito all’ignoranza su sicurezza sul lavoro, inquinamento e istruzione”, riporta un recente editoriale del quotidiano.

Tuttavia, le critiche più severe sono arrivate dal “People's Daily”, fiore all’occhiello del partito.

La vita è tornata alla normalità dopo molti giorni di problemi nella fornitura dell’acqua per gli abitanti di Harbin, riferisce il giornale, “ma passeranno anni prima che 300 milioni di agricoltori nelle campagne abbiano accesso ad acqua potabile pulita senza fluoro, arsenico o altre sostanze industriali velenose”.

”Dovremmo rifornire gli abitanti rurali con acqua potabile abbastanza sicura. Se questo problema rimanesse irrisolto, sarebbe una vergogna per noi parlare di una società armoniosa”, denuncia il quotidiano, riferendosi al presunto obiettivo della leadership del partito comunista di dare precedenza ai poveri e di restringere l’enorme gap tra aree urbane e rurali.

Il giornale riporta una serie di ragionevoli cifre sulla penuria e la qualità dell’acqua nella Cina rurale. Oggi, circa 96 milioni di abitanti rurali non hanno accesso quotidiano all’acqua potabile; più di 30 milioni di agricoltori bevono ogni giorno acqua salata e amara; circa 54 milioni devono lottare con l’acqua contenente alti livelli di fluoro o arsenico.

La rapida industrializzazione ed urbanizzazione hanno aumentato la domanda di acqua pulita, e il veloce sviluppo della Cina ha inquinato le falde acquifere e trasformato molti fiumi in pozzi neri in movimento.

Secondo i funzionari di governo, il 70 per cento dei laghi e fiumi cinesi sono inquinati.

Ad un recente seminario sull’acqua, Chen Bangzhu, esperto ambientale, ha stimato che il 75 per cento dei laghi sono colpiti da eutrofizzazione, o da inquinamento dell’acqua causato da eccessivi nutrimenti vegetali sotto forma di fertilizzanti, liquame e rifiuti industriali.

In media, ha rivelato Chen, ogni anno in Cina “sono scomparsi” 20 laghi naturali, e negli ultimi 50 anni sono svaniti circa 1000 laghi dell’entroterra.

La situazione ambientale della Cina è “triste”, ha dichiarato il premier Wen Jiabao, avvisando che nel paese, la tensione sull’ambiente nei prossimi anni potrà solo accentuarsi, con l’aumentare di industrializzazione e sviluppo.

”Dobbiamo riconoscere onestamente che al momento stiamo scaricando più rifiuti di quanto l’ambiente possa tollerare”, ha dichiarato in una recente riunione del Consiglio di Stato.

”Con il nostro sviluppo economico e l’aumento del consumo di risorse ed energia, i nostri sforzi per tutelare l’ambiente si troveranno di fronte a una pressione sempre maggiore”, queste le parole del premier riportate dall’agenzia di stampa Xinhua.