SALUTE-INDIA: L’apparente crollo dei casi di Hiv sorprende le Ong

NUOVA DELHI, 11 giugno 2005 (IPS) – Le dichiarazioni del ministero della salute indiano – di un calo del 90 per cento nei nuovi casi di infezioni da Hiv nel paese – lasciano sgomente le agenzie di volontariato, e chi sostiene che il governo abbia assunto un “atteggiamento di rifiuto” riguardo le malattie a trasmissione sessuale.

Secondo i dati diffusi a fine maggio dall’Organizzazione nazionale di controllo sull’Aids (NACO), gestita pubblicamente, che finanzia le agenzie di volontariato nella lotta contro il virus, nel 2004-05 ci sarebbero stati solo 27.000 nuovi casi. Che si aggiungerebbero ai 5,1 milioni di casi totali stimati per l’anno precedente.

La NACO afferma inoltre che in India ci sarebbero stati 1.114 morti per Aids nel 2004-05, rispetto ai 1.514 dell’anno prima.

La Fondazione Naz (India), che lavora con le persone colpite da Hiv, sta guidando l’opposizione delle Ong contro i dati della NACO. Il volontario della Naz Irfan Khan dichiara che un simile calo sarebbe poco plausibile: “Quale drammatico intervento potrebbe aver comportato un tale cambio nel comportamento delle persone?”, si è chiesto.

Ma ci sono anche interpretazioni meno accese da parte delle organizzazioni non governative (Ong) rispetto alle statistiche della NACO, che ha una storia di confusioni sin dal lontano 1986, quando l’India registrò il primo caso di Hiv/Aids.

Purushottaman Mulloli, coordinatore del Joint Action Council (JAC), che ha fatto appello alla Corte Suprema dell’India per un approccio più razionale e umano a questa malattia discriminatoria, dice che è importante notare che tutti i dati ufficiali sulle infezioni da Hiv nel paese, compresi i più recenti, sono solo stime o proiezioni, e non sono assoluti.

“Le stime ufficiali dei casi di Hiv nel 2003, calcolate secondo il sistema ‘Sentinel Surveillance’ della NACO, valutavano un raggio variabile da un minimo di 2,5 milioni a un massimo di 8 milioni di infezioni”, ha sottolineato Mulloli all’IPS.

A metà di questo intervallo, e aggiungendo un 25 per cento in più (per compensare possibili incompletezze), si calcolavano 5,1 milioni di infezioni. Quest’anno è stato seguito lo stesso metodo, per arrivare a una stima di 5,127 milioni di casi, ha proseguito l’esperto.

I dati di quest’anno, ha detto Mulloli, pur mostrando una tendenza al calo, potrebbero essere più accurati, visto che c’è stato un aumento del 50 per cento nel numero dei centri di assistenza: da 450 nel 2003 a 670 nel 2004.

La questione delle statistiche è stata così controversa, che il ministro della salute Anbumani Ramadoss ha in mente di invitare dei consulenti internazionali per mettere a posto i dati e chiudere la faccenda una volta per tutte.

Come i suoi predecessori al ministero, Ramadoss si è sempre trovato di fronte a proiezioni assai vacillanti rilasciate dalle agenzie dei Fondi e dalle Nazioni Unite, prive di una solida base.

A maggio, ad esempio, Ramadoss ha dovuto confrontarsi con le osservazioni di Richard Feachem, capo del Fondo globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria, con sede a Ginevra, che il numero dei malati di Hiv/Aids in India avesse superato quello del Sud Africa, che ha registrato 5,3 milioni di casi.

Secondo il Programma congiunto delle Nazioni Unite sull’Hiv/Aids (UNAIDS), alla fine del 2003 in Sud Africa c’erano circa 5,3 milioni di persone positive all’Hiv, mentre in India 5,1 milioni. Ma Feachem ha dichiarato che la casistica effettiva dell’India era probabilmente maggiore, viste le scarse pratiche di rilevazione sulla malattia del paese, e il numero poteva raggiungere gli 8,5 milioni di persone infette.

Le osservazioni di Feachem hanno infiammato le organizzazioni nazionaliste indù, che hanno chiesto al funzionario di scusarsi pubblicamente per aver diffuso statistiche senza fondamento, “solo per voler attirare in questo paese dei fondi che non ci servono”.

“Siamo stanchi degli stranieri che ci bombardano costantemente di statistiche gonfiate, dicendoci che dobbiamo affrontare un’epidemia di Hiv/Aids, mentre ci sono molte altre questioni più serie e pressanti da affrontare nel paese”, ha detto all’IPS BP Singhal, a capo del Sanskritic Sewa Sangh (Organizzazione per la protezione della cultura), affiliato al potente Partito Bharatiya Janata (BJP).

In India, ci sono abbondanti fondi per la lotta all’Hiv/Aids. Oltre ai 57 milioni di dollari annuali della Banca mondiale e delle agenzie bilaterali, arriva denaro da grossi donatori come la Fondazione Bill e Melinda Gates, che ha promesso 200 milioni di dollari per combattere il virus.

La Banca mondiale fornisce la maggior parte dei finanziamenti per i programmi NACO, ma arrivano soldi anche da altri importanti donatori, come il dipartimento per lo sviluppo internazionale del governo britannico (DFID) e l’Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale (USAID).

La stessa Banca mondiale ha chiesto migliori statistiche sullo stato attuale dell’epidemia, per rendere più efficaci le pratiche di pianificazione, come la fornitura pubblica della terapia antiretrovirale gratuita, che la NACO ha avviato l’anno scorso.

In uno studio su “Trattamento e prevenzione dell’Hiv/Aids in India: costi e conseguenze delle scelte politiche” diffuso nel 2004, secondo la Banca mondiale è “un peccato che le stime (sull’Hiv/Aids) in India siano inaffidabili”.

Il capo progetto della NACO, SY Qureshi, ha difeso gli ultimi dati, affermando: “Non abbiamo motivo di falsificare i dati. Le nostre statistiche sono affidabili e non vogliamo dare l’impressione di controllare la malattia e di essere compiaciuti; non abbiamo assolutamente un atteggiamento di rifiuto”.

“I numeri sono aumentati, passando da un caso nel 1986 a 5,1 milioni oggi, ma l’India rimane un’area a bassa incidenza. Mentre in Sud Africa è colpito il 21-23 per cento della popolazione, in India meno dell’uno per cento su un miliardo di abitanti è affetto da Hiv”, ha dichiarato in una recente conferenza stampa.