SALUTE: Senzatetto in Giappone a rischio TBC

TOKYO, 24 febbraio 2006 (IPS) – Negli ultimi due anni Suzuko Yasue, una donna minuta ma molto energica, è andata in giro per le strade di Tokyo a parlare con la comunità dei senzatetto, sempre più numerosa, distribuendo opuscoli sui rischi della tubercolosi (TBC).

“I senzatetto in Giappone, in prevalenza persone anziane che vivono sole, sono particolarmente esposti al rischio tubercolosi. Per questo è importante entrare in contatto con loro”, ha raccontato.

Come dimostra il lavoro di Yasue, il Giappone sarebbe il secondo paese più ricco del mondo ma continua a dover combattere con tassi allarmanti di infezioni e mortalità da TBC tra le persone vulnerabili, i suoi senzatetto in particolare.

Le strutture di sicurezza sociale giapponese, un tempo molto radicate nel sistema forte delle grandi imprese, sono colpite dall’aumento della disoccupazione e la minaccia di declino economico.

I senzatetto rappresentano una fascia di popolazione modesta, che vive dove possibile – in tende, rifugi di cartone, stazioni ferroviarie, parchi e spazi pubblici – ed è motivo di imbarazzo per il governo.

Tra loro si possono trovare ex manovali o impiegati, oggi accomunati dalla disoccupazione e costretti ad arrangiarsi contro fame e malattie, come la tubercolosi.

“La disparità economica ha favorito la diffusione di nuove infezioni tra i gruppi svantaggiati, come la comunità dei senzatetto. Inoltre, con i crescenti tassi di Hiv tra i giovani, temiamo che la TBC diventi nuovamente un problema nazionale”, ha spiegato Ikushi Onozaki, vicedirettore dell’Istituto di ricerca sulla tubercolosi (RIT).

Secondo le statistiche, oggi il Giappone registra 30.000 nuove infezioni e più di 2.300 morti all’anno a causa della TBC, nonostante la disponibilità di vaccini e farmaci per le terapie a basso costo.

Molte delle vittime non possono o non vogliono ricorrere all’aiuto medico. Lo scorso anno, il numero totale di persone affette da TBC ha raggiunto i 72.079, il più alto tra i paesi industrializzati.

Ma secondo i dati nazionali, la maggior parte dei casi di nuove infezioni si registrano tra gli ultrasessantenni – più del 60 per cento sul totale delle persone colpite – con il 43 e il 23,8 per cento diagnosticate rispettivamente all’età di 70 e a 80 anni.

Causa principale della tubercolosi è un sistema immunitario debole, conseguenza dell’età, di una scarsa alimentazione, di malattie e forti livelli di stress.

Negli anni ’60, una forte campagna governativa, guidata dalla famiglia imperiale, era quasi riuscita a sradicare la malattia nel paese, ma secondo i medici le complessità legate al contenimento della TBC in questa nuova fase di ricomparsa dell’infezione richiedono approcci innovativi.

Mentre la maggior parte delle persone colpite ha contratto la tubercolosi negli anni ’50, quando il Giappone attraversava una fase economica negativa e aveva servizi sanitari inadeguati, oggi i principali fattori di ricomparsa della malattia sono la crescente disparità economica nella società e le infezioni da Hiv tra i giovani.

Certo, i tassi di TBC tra i senzatetto – persone senza un lavoro regolare – hanno raggiunto il 20 per cento nel 2004. I dati corrispondenti mostrano che il maggior numero di infezioni si riscontra in città come Tokyo e Osaka, dove vivono molte delle persone appartenenti a questo gruppo.

Nel tentativo di fronteggiare il fenomeno, gli esperti hanno cominciato a lavorare con gli operatori sociali come Yasue per realizzare una versione giapponese del programma “Directly Observed Treatment Short-Course” (DOTS) dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), sottolineando che i farmaci o vaccini, ampiamente disponibili in Giappone, si sono dimostrati insufficienti.

“Il sostegno della comunità per le persone ad alto rischio come i senzatetto che non ricorrono all’ospedale da soli si è rivelato efficace”, ha spiegato Nobutaka Ishikawa, direttore del RIT.

Le persone colpite hanno bisogno di quattro tipi diversi di medicine per 6-12 mesi per completare la terapia. E questo è difficile per i gruppi con salari giornalieri, che infatti molto spesso la abbandonano in anticipo, aumentando il rischio per sé e per la comunità di sviluppare una resistenza ai farmaci.

I gruppi di sostegno per i senzatetto parlano della difficoltà di convincere i malati a non interrompere la cura e a collaborare, eseguendo controlli regolari nel corso della malattia.

Secondo Yasue, un’infermiera del servizio sanitario pubblico, può essere efficace portare i farmaci alle persone infette, poiché i senzatetto sono tendenzialmente lavoratori giornalieri, ed evitano le lunghe degenze in ospedale che possono compromettere i loro redditi.

“Dovrebbe esserci un programma di terapia che prenda in considerazione i particolari bisogni delle persone senzatetto, che sono diversi”, secondo Yasue.

Onozaky sostiene che il problema della TBC in Giappone e il modo in cui viene gestito può offrire delle indicazioni anche ai paesi in via di sviluppo, che devono affrontare la stessa preoccupazione.

“Ci sono delle affinità tra il Giappone e altri paesi asiatici che devono affrontare il problema con programmi efficaci per i gruppi più vulnerabili, e il lavoro della comunità può raggiungere i poveri più facilmente rispetto a una politica di distribuzione gratuita dei farmaci”, ha concluso l’esperto.