MEDIO ORIENTE: Gli Usa finanziano strade dell’apartheid nella West Bank

RAMALLAH, 30 maggio 2010 (IPS) – La United States Agency for International Development (USAID) sta aiutando Israele a costruire una rete stradale privilegiata nei territori palestinesi occupati in Cisgiordania, finanziando quasi un quarto delle infrastrutture stradali a beneficio principalmente dei coloni israeliani.

Checkpoint lungo una strada destinata ai palestinesi. Le strade principali sono riservate ai coloni israeliani. Mel Frykberg/IPS

Checkpoint lungo una strada destinata ai palestinesi. Le strade principali sono riservate ai coloni israeliani.
Mel Frykberg/IPS

Le cifre fornite da USAID confermano che l'agenzia ha finanziato 235 km di strade in Cisgiordania negli ultimi dieci anni, e si appresta a finanziarne altri 120 km entro la fine di quest'anno, ha scritto il giornalista di Nazareth Jonathan Cook della testata araba “The National”.

Secondo un rapporto pubblicato ad aprile dall'Istituto di ricerca applicata di Gerusalemme (ARIJ), USAID ha contribuito a costruire 114 km di carreggiata nel territorio palestinese destinata unicamente agli israeliani, nonostante le rassicurazioni di Washington sei anni fa, dope le proteste dell’Autorità Palestinese.

L’Organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem ha riferito che ci sono 170 km di strade nella West Bank in cui l’accesso ai palestinesi viene vietato o comunque fortemente limitato.

Dopo la Pace di Oslo del 1994, Israele ha chiesto alla comunità internazionale di finanziare 500 km di vie di comunicazione per i palestinesi, in seguito denominate “Tessuto della vita”, includendo nel progetto anche la fornitura di trattori innovativi per l’agricoltura e la costruzione di sottopassi e ponti, al costo di 200 milioni di dollari, ha riferito Cook.

Tuttavia, i paesi donatori hanno respinto la richiesta a causa delle proteste dell’Autorità Palestinese secondo cui un sistema di infrastrutture separate radicato nel territorio aumenterebbe il potere degli insediamenti israeliani e renderebbe la loro presenza permanente, giustificando allo stesso tempo l’espropriazione di terre palestinesi.

Ma sembrerebbe che la PA sia stata costretta, su ordine di Israele, a decidere se prendere o lasciare la proposta di USAID senza condizioni.

“USAID ha presentato una proposta di donazione finalizzata alla costruzione di infrastrutture in Cisgiordania e i palestinesi si sono trovati di fronte a una scelta categorica, prendere o lasciare. Così la PA si trova alle strette e deve accettare anche strade che non vuole”, dice Suheil Khalilieh dell’ARIJ.

Nel 2004 Israele ha iniziato la costruzione di una rete viaria che concede ai coloni israeliani l’uso esclusivo di autostrade che collegano colonie israeliane illegali con le città dello Stato di Israele, rendendo il viaggio veloce ed efficiente.

I palestinesi sono costretti a percorrere strade secondarie piene di buche e molto accidentate, e qualche volta anche sentieri battuti.

Queste strade tortuose – progettate specificamente per la “sicurezza” dei coloni. Sono più lunghe e ostacolano i movimenti dei palestinesi, impediscono loro di incontrare la propria famiglia, e di accedere ai servizi primari come l’educazione, le cure mediche e i servizi commerciali.

Molte delle strade sono state costruite su terreni di proprietà privata dei palestinesi. In alcuni casi son stati espropriati terreni agricoli, mentre altre volte per far posto alle “strade dell'apartheid” gli israeliani hanno demolito abitazioni ed edifici.

Il tribunale israeliano ha decretato che una delle una delle principali autostrade della West Bank fosse aperta al traffico palestinese.

Una decisione respinta dall’esercito di difesa israeliano (IDF) secondo cui i Palestinesi possono usare solo una parte della strada e solo dopo aver passato i controlli predisposti dai posti di blocco.

La Banca mondiale riferisce che le centinaia di posti di blocco israeliani e i blocchi stradali in Cisgiordania hanno un impatto negativo sull'economia palestinese e ostacolano la crescita economica.

La mancanza di una infrastruttura stradale completa e integrata impedisce la nascita di uno stato palestinese contiguo. La Cisgiordania oggi è suddivisa in tre cantoni principali.

Nel frattempo, Al Jazeera ha riferito che USAID ha intenzione di investire 153 milioni di dollari in progetti infrastrutturali nella West Bank quest’anno.”

“E’ un aumento significativo se si considerano i 65 milioni di dollari del 2009. Inoltre, dal 1993, l'agenzia statunitense ha versato 2,9 miliardi di dollari per i territori occupati. Denaro che ha finanziato vari settori tra cui giovani, istruzione, governance e democrazia, commercio e sviluppo economico”.

Ma le organizzazioni per i diritti umani hanno messo in discussione il vasto impegno militare e finanziario fornito dagli americani alle forze di sicurezza palestinesi, mentre gli abusi frequenti da parte delle forze armate del Presidente Mahmoud Abbas restano ignorati.

Gli oppositori politici dell’Autorità Palestinese filo-occidentale vengono regolarmente maltrattati e torturati nelle carceri palestinesi e una parte di loro muore in carcere, dove è trattenuta in circostanze discutibili.

Secondo il quotidiano britannico “The Guardian”, le forze di sicurezza palestinesi stanno lavorando a stretto contatto con la CIA per torturare i dissidenti palestinesi. Quando questi ultimi, lo scorso dicembre, hanno ucciso un colono, pare che Abbas abbia ordinato ai suoi uomini di fare turni di lavoro extra per trovare i colpevoli, arrestando centinaia di persone.

Mentre USAID in passato era collegata a operazioni della CIA in America Latina e in Asia, non esistono le prove di alleanze di questo genere nei territori palestinesi.

“Il grosso del denaro fornito da USAID è utilizzato per scopi politici, come in Israele, Egitto, Palestina, Giordania,Medio Oriente, e in Bolivia, Perù, Colombia per la guerra ai narcotrafficanti”, afferma Ludwig Rudel che ha lavorato per USAID per 25 anni.

Samer Shehata, assistente di Studi sulla Politica Araba Contemporanea presso la Scuola di Relazioni internazionali Edmund A.Walsh della Georgetown University, ha detto che la maggior parte degli aiuti bilaterali è certamente in qualche modo politicizzata.

“Il programma USAID non fa assolutamente eccezione. In realtà, anzi, è sfruttato a scopo politico molto più dei programmi di aiuto bilaterale portati avanti dalla maggior parte dei paesi europei” dice Shehata.

L'anno scorso l’Università Islamica di Gaza ha pubblicato uno studio sulle ONG: “Realtà, sfide e prospettive: l'effetto dei fondi USAID per lo sviluppo della comunità palestinese”.

Secondo lo studio, “il finanziamento di USAID è utile alle ONG palestinesi e al sostegno della comunità palestinese, nonostante sia condizionato e, talvolta, subordinato all’agenda politica statunitense nella determinazione degli indirizzi d’intervento, che in alcuni casi, non sono conformi alle priorità palestinesi “. “Tuttavia”, continua, “il finanziamento USAID non riduce la vulnerabilità dell’economia palestinese né la sua dipendenza da fattori esterni. Inoltre, non limita l'effetto negativo dell’occupazione israeliana e non compensa le vittime di guerra dei danni e delle perdite subiti”. © IPS