EDITORIALE-CUBA: Economía en las alturas y en la calle

L’AVANA, 10 gennaio 2012 (IPS) – Mentre la Vergine della Carità del Cobre, patrona di Cuba, concludeva il trionfale pellegrinaggio dell’isola per celebrare i 400 anni dalla sua apparizione fisica e spirituale, le più alte cariche della dirigenza del paese trascorrevano la fine dell’anno 2011 tra importanti riunioni. Deputati dell’Assemblea Nazionale, ministri e delegati dei partiti politici (spesso rappresentati dalle stesse persone) correvano da una riunione all’altra nei giorni precedenti il Natale, in vista della prossima convocazione generale di gennaio, la grande Conferenza del Partito, in cui, si dice, si discuteranno politiche generali del processo di “modernizzazione del sistema economico cubano” e si esamineranno le questioni legate al funzionamento del partito unico che è anche, come si sa, chi dirige Stato e governo nella sempre controversa e osservata isola dei Caraibi.

Lo scrittore e giornalista cubano Leonardo Padura Fuentes IPS

Lo scrittore e giornalista cubano Leonardo Padura Fuentes
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Durante i cenacoli che si sono già tenuti (terza riunione plenaria del Comitato Centrale del Partito Comunista, riunione allargata del Consiglio dei Ministri e seconda convocazione annuale dell’Assemblea Nazionale), sembra che un paio di temi in particolare, intimamente connessi tra loro, abbiano richiamato l’attenzione e le preoccupazioni dei dirigenti cubani, immersi nel processo di cambiamento in atto nel paese: la battaglia per un’economia efficiente e la guerra contro una corruzione amministrativa a quanto pare dilagante.

L’importanza di agire in questi due campi, le cui frontiere sono in genere tanto vicine quanto vulnerabili, è ribadita e sollecitata dal presidente Raúl Castro non tanto nel contesto di una strategia di cambiamento, ma per la sopravvivenza stessa del sistema politico dell’isola. Nel suo discorso davanti all’Assemblea Nazionale ha persino definito la corruzione il principale nemico del processo cubano, più pericoloso, a suo dire, delle attività degli avversari di sempre e dei gruppi di opposizione, dentro e fuori il paese. Non stupisce, allora, che la necessità di controllo economico, la lotta contro la negligenza e la riattivazione delle strutture produttive siano stati il filo conduttore in ogni intervento del governante, che sembra voler caratterizzare il suo stile di governo proprio mettendo l’economia al centro della sua battaglia politica.

Negli ultimi mesi una serie di misure hanno abbracciato questa linea e, soprattutto, hanno eliminato alcuni ostacoli della struttura sociale cubana, facilitando le attività quotidiane: dall’ampliamento e deregulation dei processi di compravendita di auto e case fino alla creazione di un sistema di credito bancario per la costruzione di alloggi per i cittadini, la riduzione dei prezzi dei materiali, ancora molto costosi, per l’edilizia e la distribuzione delle cosiddette terre oziose, consegnate in usufrutto a coloro che desiderano lavorarle, produttori privati che avranno il controllo di un territorio di maggiori dimensioni e la possibilità di costruire abitazioni nella nuova proprietà, condizioni che non erano state contemplate all’inizio della consegna.

Parallelamente all’urgente riforma economica, il governo cubano ha adottato altre misure, propriamente politiche, che aprono una fase di distensione (precedenti alla visita del Papa a Cuba), come la concessione dell’indulto a circa 3mila prigionieri, cubani e stranieri, colpevoli di diversi reati, in molti casi per ragioni umanitarie e sanitarie. Ma il cambiamento politico più atteso, l’annunciata riforma della restrittiva legge migratoria, non si è ancora concretizzata, sebbene il presidente Raúl Castro abbia ribadito la volontà di una prossima, ma lenta, liberalizzazione.

Desta curiosità che le preoccupazioni del governo cubano sembrano coincidere, almeno per la loro natura, con quelle dei cittadini: perché l’economia, il denaro e la corruzione sono tre delle preoccupazioni più urgenti, considerata la loro presenza quotidiana e dominante.

Anche le festività natalizie, con le sue celebrazioni più o meno riprese dai cubani, hanno messo a dura prova le ristrette e instabili economie familiari. L’incremento sostenuto, o quanto meno la stabilità, dei prezzi dei prodotti agricoli o il rialzo delle tariffe dei servizi, procede più rapidamente dell’aumento dei salari o della possibilità di aprire un’attività in proprio. Per questo, una percentuale sempre più preoccupante di persone si ritrova con uno stipendio insufficiente a soddisfare le proprie necessità. Per di più, esistono gruppi sociali e di élite per i quali si parla già di necessari sussidi personalizzati, poiché la situazione di anziani e persone senza possibilità di guadagni extrasalariali (denaro mandato dall’estero o lavori extra) diventa sempre più critica.

Anche se il governo conferma che i cambiamenti verranno attuati con calma e prudenza per evitare nuovi errori, la situazione di molti cittadini richiede una maggiore rapidità nella ricerca di soluzioni alle difficoltà individuali e familiari. Molte persone portano il peso delle importanti ristrettezze in cui il paese ha vissuto all’inizio degli anni ’90 e, ancora oggi, è considerato un lusso non solo possedere un cellulare o andare in vacanza, ma persino comprare un paio di scarpe o mangiare sufficientemente. E anche se è possibile che la fretta comporti errori, lo è anche, e più, che vent’anni vissuti nell’assoluta ristrettezza e tensione economica, pesano molto di più di quello che cantava il vecchio tango: perché vent’anni è troppo?Soprattutto in un paese dove la polarizzazione tra coloro che possiedono qualcosa e coloro che possiedono meno si fa ogni giorno più evidente. Per coloro che vantano meno risorse, l’economia, indipendente dalla politica, sta diventando qualcosa di così tangibile come l’opprimente differenza tra la povertà condivisa e il tetro avanzamento della miseria. E spesso non gli resta altro che pregare, sperando in un miracolo della vergine. © IPS