CIA, l’effetto boomerang nell’uso dei droni

WASHINGTON, 9 giugno 2010 (IPS) – Alcuni agenti della CIA coinvolti nei piani di attacco dei droni contro il Pakistan e altri paesi, confessano in privato la loro contrarietà al programma dell’agenzia, in quanto favorirebbe Al Qaeda e i suoi alleati, secondo quanto rivela un ufficiale dell’esercito in pensione in contatto con il gruppo terroristico.

Sepoltura di alcune vittime degli attacchi dei droni nel North Waziristan, aree tribali del Pakistan Haji Mohammad Mujtaba/IPS

Sepoltura di alcune vittime degli attacchi dei droni nel North Waziristan, aree tribali del Pakistan
Haji Mohammad Mujtaba/IPS

“Alcuni degli agenti della CIA sono preoccupati che le operazioni abbiano un effetto boomerang e che producano più danni che benefici”, ha detto in un’intervista all’IPS Jeffrey Addicott, ex consigliere legale delle forze speciali Usa e direttore del Centro antiterrorismo della St. Mary University a Sant’Antonio, in Texas.

Alcuni agenti della CIA hanno riferito ad Addicott che gli attacchi dei droni sarebbero in realtà utili ad al Qaeda e ai leader talebani per reclutare militanti.

Gli agenti della CIA “sono molto turbati” per l’uso di questa strategia, ha detto Addicott. “Fanno ciò che gli viene ordinato, ma lo considerano controproducente”.

“Dicono che stiamo uccidendo molti talebani pachistani, e sono preoccupati per la missione”, ha aggiunto.

Visto che gli attacchi dei droni uccidono civili innocenti, oltre ai leader talebani, fanno “infuriare i musulmani”, ha detto Addicott, favorendo la loro propensione ad aderire al movimento. Gli uomini della regione tribale del Pakistan considerano “gli americani codardi e bugiardi”, ha aggiunto.

Addicott andò in pensione come tenente colonnello dell'esercito Usa nel 2000, dopo aver servito per sei anni nelle forze operative speciali come consigliere legale; oggi continua a collaborare con l’esercito come consulente su questioni come terrorismo e diritto.

Addicot ha spiegato che gli agenti della CIA preoccupati per l’effetto boomerang provocato dall’uso dei droni sono “ufficiali di grado medio e inferiore”.

Secondo Addicott, hanno capito quale fosse l'impatto degli attacchi dei droni sul reclutamento delle milizie talebane da parte dei leader estremisti pakistani grazie alle informazioni raccolte dalla CIA e dalla National Security Agency, responsabile delle intercettazioni elettroniche.

Hanno riferito agli alti funzionari della CIA i timori sul fatto che il piano si stesse ritorcendo contro di loro, ha detto Addicott all'IPS.

Le proteste degli agenti della CIA riportate da Addicott sull’effetto boomerang dell’uso dei droni ricordano gli avvertimenti lanciati nell’aprile 2009 da alcuni militari e agenti dell’intelligence al giornalista dei quotidiani della catena Mc Clatchy, Jonathan Landay: Secondo Landay, un ufficiale dell’intelligence americana, esperto di Pakistan e Afghanistan, sostenne che i talebani avessero usato gli attacchi dei droni come argomento di propaganda, per “dipingere gli americani come codardi, timorosi di affrontare i loro nemici rischiando la morte”.

L’ufficiale definì l’operazione “un importante catalizzatore” del movimento jihadista in Pakistan.

Un ufficiale dell'esercito coinvolto nelle operazioni di antiterrorismo aveva detto a Landay che i droni erano un “ottimo strumento per il reclutamento di talebani pakistani”.

La contrarietà degli agenti della CIA ai piani di attacco dei droni riguarda l’Afghanistan, lo Yemen, la Somalia e il Sudan, tutti paesi che hanno confermato le morti causate da questi attacchi, sostiene Addicott.

L'obiettivo ufficiale dell’espansione geografica dell’uso dei droni è di distruggere o compromettere al Qaeda. Ma al Qaeda non è tanto una grande organizzazione quanto una “mentalità”, nella maggior parte dei paesi mediorientali, ha osservato Addicott, e gli agenti della CIA temono che gli attacchi possano solo rafforzare quel modo di pensare”.

Addicott sostiene che il programma sui droni è autorizzato dal presidente Obama, non dalla CIA. “Obama vuole dimostrare che stiamo vincendo”, ha aggiunto.

La strategia venne inizialmente adottata dal presidente George W. Bush contro un numero relativamente limitato di alti esponenti di al Qaeda, e con criteri molto restrittivi per ogni lancio. L’attacco non poteva essere approvato se l’obiettivo non era stato individuato con certezza, e una stima completa dei “danni collaterali” doveva assicurare di non provocare troppe perdite tra i civili.

Ma nei primi mesi del 2008, Bush approvò l'eliminazione delle precedenti restrizioni. Come racconta David Sanger nel suo libro del 2009, “L'eredità”, Bush autorizzò i lanci sulla base di prove evidenti, come per esempio un “comune” corteo di auto di al Qaeda o un gruppo di persone in una abitazione collegata ad al Qaeda o ai suoi alleati pakistani.

Come ammise un alto ufficiale della sicurezza nazionale di Bush nel libro di Sanger, questo sistema era “rischioso” perché “si rischiava di colpire la casa sbagliata o la fila di auto sbagliata”.

Significava anche che chiunque venisse collegato in qualche modo ad Al Qaeda, ai talebani o ai loro alleati, poteva essere oggetto degli attacchi dei droni.

“L'amministrazione Obama continuava a giustificare il programma in quanto rivolto ad obiettivi molto validi, sostenendo che poteva indebolire al Qaeda ‘decapitandola’”, dice Addicott, aggiungendo che i funzionari dell'amministrazione Usa oggi ammettono in privato che l'obiettivo del programma è in realtà “demoralizzare i membri dell’organizzazione”.

Un sistema che non funziona, secondo Addicott, perché “sono persone con una mentalità tribale. Non considerano la vita e la morte come noi immaginiamo”.

L’uso dei droni è diventata infatti una strategia di “logoramento”in Pakistan, dice Addicott .

Una simile strategia nella regione tribale del Pakistan sembra inutile. Le madrasse, scuole islamiche della regione, hanno sfornato decine di migliaia di giovani potenziali militanti, che svolgono le loro attività in centinaia di siti sparsi nella regione.

Nel 2009, un funzionario dell'intelligence militare statunitense segnalò al giornalista del The Long War Journal, Bill Roggio, la presenza di 157 campi di addestramento e di “oltre 400 sedi di supporto” nell’area tribale nord-occidentale.

All’interno dell’amministrazione Usa, sembra che la logica del programma sia di averne accertato l’efficacia nei confronti di al Qaeda. “Le argomentazioni delle persone responsabili del programma”, secondo un collaboratore nella prevenzione dei conflitti del Council on Foreign Relations, Micah Zenko, “sono le stesse fornite l'anno scorso da Leon Panetta [un dirigente della CIA] “.

“Francamente”, dichiarò Panetta il 18 maggio 2009, “è la nostra unica alternativa, in termini di scontro o tentativo di distruggere la leadership di al Qaeda”.

Zenko ha spiegato all'IPS che i droni hanno fatto presa sull'amministrazione Obama perché offrono “chiari risultati, ottenuti rapidamente e facilmente misurabili”.

Tutti gli altri strumenti che potrebbero essere utilizzati per cercare di ridurre l'influenza di al Qaeda in Pakistan e altrove richiedono molto tempo per essere operativi, oltre a una collaborazione tra più soggetti, e non godono di un forte consenso politico, ha osservato Zenko.

Il dissenso di chi è coinvolto nel programma ha uno scarso impatto, quando va contro ciò che viene percepito come uno strumento politico per dimostrare i progressi contro al Qaeda, non importa quanto siano illusori.© IPS