Gli Usa e gli aiuti commerciali ad Haiti

WASHINGTON, 10 maggio 2010 (IPS) – Approvato dal governo Usa un importante piano commerciale per Haiti, volto a incrementare gli investimenti nel settore tessile e dell’abbigliamento in seguito al devastante terremoto dello scorso gennaio, durante il quale hanno perso la vita almeno 200mila persone.

La mozione era partita dopo l’approvazione la settimana scorsa di una legge bi-partisan proposta da due senatori per la ricostruzione, il supporto e l’assistenza ad Haiti (Haiti Empowerment, Assistance and Rebuilding (HEAR) Act) che ha autorizzato un finanziamento di 3,5 miliardi di dollari da stanziare nei prossimi 5 anni per la ricostruzione di Haiti.

La proposta include anche la figura di un coordinatore del progetto per Haiti, nominato da Obama, responsabile di “consigliare, supervisionare e coordinare tutte le politiche intraprese dal governo Usa per Haiti”.

Lo scorso mese entrambe le Camere avevano approvato una legislazione integrativa secondo cui il segretario del tesoro americano avrebbe dovuto istruire i direttori esecutivi negli Usa di Banca mondiale, Banca inter-americana di sviluppo e altre agenzie multilaterali per lo sviluppo ad “utilizzare la voce, il voto e l’influenza degli Stati Uniti” per cancellare tutti i debiti dovuti da Haiti a quelle istituzioni.

Questa legislazione, già tradotta in legge da Obama, chiede anche a Washington di usare la propria influenza presso le agenzie multilaterali per assicurare che ogni aiuto extra ad Haiti sia concesso sottoforma di sussidi anziché di prestiti, in modo che il paese più povero del continente non contragga ulteriori debiti.

Il debito di Haiti verso le istituzioni internazionali ammonta attualmente a circa 800 milioni di dollari, circa due terzi del suo debito estero totale.

La proposta di legge approvata punta a far ripartire il settore tessile e dell’abbigliamento, un tempo promettente ma ora fortemente ridimensionato a causa del terremoto del 12 gennaio, che ha colpito sia fabbriche che strutture portuali e commerciali.

Gli Stati Uniti sono stati a lungo il principale mercato di Haiti per il tessile e l’abbigliamento; già prima del terremoto i rivenditori americani e i gruppi umanitari chiedevano al Congresso di aumentare gli investimenti e gli incentivi commerciali nel paese, per consentire ai produttori haitiani di espandere il proprio mercato e di stimolare così l’economia locale. L’anno scorso, le esportazioni di Haiti con gli USA hanno superato i 500 milioni di dollari.

Tra le altre misure previste, la nuova legislazione permetterebbe ad Haiti di triplicare la quantità di tessuti fatti a mano da esportare esenti da dazio negli Stati Uniti (da circa 70 a 200 milioni di metri quadrati).

L’accordo era già stato fortemente sostenuto in passato dai presidenti Usa Bill Clinton e da George W. Bush, ai quali Obama ha chiesto di creare un fondo per raccogliere denaro e altri aiuti destinati alla ricostruzione di Haiti.

Bush e Clinton, in una lettera al legislatore prima dell’approvazione del progetto di legge, sostenevano anche la possibilità di estendere da 8 a 15 anni le preferenze commerciali per Haiti, incluse nel trattato HOPE II (Haitian Hemispheric Opportunity Through Partnership Encourage Act).

In una dichiarazione congiunta, si dicevano favorevoli al voto, definendolo “un passo importante che risponde ai bisogni della popolazione haitiana, che fornirebbe maggiori strumenti per uscire dalla povertà, e andrebbe allo stesso tempo a beneficio dei consumatori americani”.

L’accordo finale, stipulato dopo diverse settimane di contrattazione, ha rappresentato un compromesso tra le pesanti condizioni in cui si trova oggi l’industria tessile americana, preoccupata che le aziende di paesi terzi utilizzino Haiti come piattaforma d’esportazione verso gli Stati Uniti, e l’esigenza di creare condizioni di scambio più favorevoli per i beni provenienti dall’isola.

Dato il forte sentimento di solidarietà “bipartisan” nel Congresso nei confronti della ripresa di Haiti, l’industria tessile ha deciso di non dichiarare guerra alle importazioni di stoffe e filati provenienti da paesi terzi, come la Cina, come invece aveva fatto in passato, ad esempio con l’accordo CAFTA del 2005 (Central American Free Trade Agreement).

Ciononostante, la legislazione approvata prevede il pagamento di quote su alcuni tipi di prodotti d’abbigliamento che godrebbero di esenzione, per tutelare alcuni produttori locali.

“L’industria tessile, essendo il settore più produttivo dell’economia haitiana, giocherà un ruolo fondamentale nella ripresa dell’intera isola”, aveva dichiarato il mese scorso Kevin Burke, presidente e amministratore delegato dell’associazione americana per l’abbigliamento e le calzature (American Apparel and Footwear Association).

La legge “fornisce incentivi importanti che permettono di ampliare il commercio e gli investimenti ad Haiti, e in maniera da conciliare le esigenze dei nostri due paesi” ha detto Sander Levin, capo del Ways and Means Committee, che ha contribuito all’elaborazione della legislazione in un’ottica di compromesso.

Oltre ad autorizzare lo stanziamento di 3,5 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni per gli aiuti, la nuova legge introdotta dal presidente democratico della Commissione relazioni con l’estero del Senato John Kerry e il senatore repubblicano Bob Corker, ha chiesto alla USAID (Agenzia americana per lo sviluppo internazionale ) di preparare e presentare un piano completo di ricostruzione e sviluppo “in accordo con il governo di Haiti, le organizzazioni della società civile, il settore privato e altri partner, in coordinamento con la comunità internazionale”.

Si chiede l’adozione di un piano strategico rivolto a quattro priorità cruciali: buona governance, compresa una riforma del settore della sicurezza; crescita economica e sostenibilità di economica, inclusi investimenti in infrastrutture, gestione del territorio e sviluppo dell’agricoltura; programmi ecologicamente sostenibili mirati a ripristinare le risorse naturali di Haiti; e “investimenti in capitale umano, in particolar modo donne e bambini”.

Il piano riguarda anche gli sforzi per la ricostruzione a supporto del piano d’azione varato dal governo haitiano e di altri piani di sviluppo esistenti.

Arriva sulla scia di una importante conferenza a New York lo scorso mese in cui decine di governi, istituzioni internazionali e Ong hanno promesso circa 10 miliardi di dollari per la ricostruzione di Haiti nei prossimi dieci anni, di cui 1,15 miliardi dagli Stati Uniti.© IPS