INTERVISTA: Sostenibilità, una questione economica

NEW YORK, 17 febbraio 2010 (IPS) – Di ritorno da una lunga serie di incontri no stop al Forum economico mondiale di Davos e al vertice Onu sui rischi e gli investimenti contro il cambiamento climatico, dove erano presenti anche George Soros, Al Gore, e 500 tra gli investitori pubblici e privati più potenti al mondo, Mindy Lubber ha un'agenda fitta di impegni.

Mindy Lubber Ceres

Mindy Lubber
Ceres

Nel suo tour mondiale per promuovere la causa di Ceres, Lubber chiede a imprese e gruppi finanziari di affrontare le sfide ambientali e sociali globali.

Ceres, una grossa coalizione no-profit di gruppi di investimento, associazioni ambientaliste e altri organismi di interesse pubblico, punta sulla sostenibilità ambientale e sulla consapevolezza del cambiamento climatico globale sui mercati finanziari.

Ceres dirige inoltre la Investor Network on Climate Risk, una rete di oltre 80 investitori istituzionali con beni collettivi per oltre otto trilioni di dollari, impegnati a esaminare i rischi finanziari derivanti dai cambiamenti climatici.

All’inizio di questo mese, una vittoria da tempo attesa: la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Usa ha mosso un passo avanti significativo, approvando una mozione che chiede alle imprese di rivelare l’impatto del cambiamento climatico sulle loro aziende.

Le nuove linee guida chiedono alle imprese di tenere conto dell’impatto di leggi e regolamentazioni contro il cambiamento climatico al momento di decidere quali informazioni rivelare nei loro rapporti aziendali.

Mentre in passato la commissione chiedeva di rivelare agli investitori i timori legati all’ambiente, questa è la prima volta che il cambio climatico viene ufficialmente presentato dalla SEC come un rischio.

Con questa decisione, la SEC ha risposto agli investitori che dicevano di non ricevere dalle imprese informazioni sufficienti sui rischi legati ai profitti.

Dal suo ufficio di Boston, Lubber ha spiegato che da tempo aspettava una simile decisione. Di seguito, alcuni estratti dell’intervista.

D: Ci può spiegare cosa significa la decisione della SEC di chiedere alle aziende di rivelare i rischi e le opportunità legate al cambiamento climatico?

R: In questo modo, la SEC dice che il cambiamento climatico è un rischio materiale cui le imprese devono prestare attenzione.

In realtà fa parte di in un progetto più ampio. Per anni si è pensato che l'ambiente fosse un discorso di nicchia, e che i grossi temi fossero quelli economici. Ma oggi le cose sono cambiate, e ormai è comunemente accettato che la sostenibilità sia una questione economica.

Prendiamo ad esempio la scarsità d'acqua. Non abbiamo acqua a sufficienza per bagnare le piante, ma neanche per far andare avanti le imprese. Siamo 6,2 miliardi di persone sul pianeta, e abbiamo un deficit di risorse naturali. Non abbiamo risorse per i possibili futuri 9 miliardi di persone, tutta gente con automobile e lavastoviglie. Così non possiamo certo costruire una classe media nel mondo.

Dobbiamo capire come costruire un'economia con risorse limitate. Adesso al centro del dibattito c'è il problema di come integrare la sostenibilità nei mercati finanziari. Come trasformarla in realtà? Per esempio, cambiando il modo in cui le imprese fanno affari, o i sistemi di valutazione dei gruppi di investimento.

Un modo per poter cambiare è parlare dei veri e propri rischi materiali, qualcosa che ha un impatto sulla forza di un'impresa, e che perciò deve essere rivelato nei rapporti finanziari. Per esempio, se un prodotto fa uso di uranio ma c'è uno sciopero di minatori in Nicaragua, allora l'impresa deve saperlo. Serve una documentazione legale.

D: Che tipo di lavoro c’è voluto per far adottare questo sistema?

R: Più di dodici gruppi di investimento che gestiscono oltre un trilione di dollari in beni hanno chiesto linee guida formali, presentando una petizione di 90 pagine insieme alla SEC nel 2007, e altre nel 2008 e 2009. La SEC ha invitato altri gruppi di investimento che gestiscono quattro trilioni di dollari ad incontrarli.

I commissari erano aperti al coinvolgimento di persone con opinioni disparate. Sappiamo che hanno parlato anche con chi pensava che il cambiamento climatico non fosse un rischio materiale. Hanno letto la petizione, ci hanno coinvolto insieme ad altri investitori, e dopo un anno di delibere hanno deciso che era un tema che chi investiva aveva il diritto di capire, e infine hanno deciso di fare qualcosa di concreto. Ci sono voluti anni di educazione e di lavoro con gli investitori. D: Perché è una decisione all’avanguardia, e cosa risponde ai critici che l’hanno definita poco significativa?

R: Dipende da come la si guarda. In un certo senso non è così significativo, in quanto la SEC esiste proprio per tutelare gli investitori. Loro sostengono che i rischi materiali dovevano essere evidenziati e che il mondo è cambiato, che esistono dei rischi materiali e che le imprese devono saperlo.

Da un certo punto di vista, è ‘business as usual’, e bisogna andare a vedere la definizione di rischi materiali. Da un'altra prospettiva, bisogna almeno prendere atto che il problema della carenza d’acqua, della vegetazione e delle risorse naturali ha cambiato il modo di fare i bilanci.

D: Alcune imprese, prima della decisione della SEC, avevano già volontariamente rivelato agli investitori i possibili impatti legati al clima sulle loro imprese?

R: Moltissime imprese lo avevano già fatto, forse il 30 o 40 per cento. Alcune imprese stavano cominciando a farlo, ma non tutte.

Questo influisce sui gruppi di investimento in modo diverso. Per esempio, se si è investito su una compagnia di assicurazioni che possiede una grossa proprietà sulla costa, bisogna conoscere tutte le conseguenze dell’aumento del livello del mare e dei possibili danni alla proprietà.

Ovviamente, sta alla capacità di chi gestisce il denaro fornire informazioni a chi ha investito, in modo che questi sappia quali decisioni prendere in base ai dati. E le decisioni possono essere prese solo se si possiedono informazioni trasparenti, chiare e confrontabili.

D: Cosa considera sia il risultato più importante di questi nuovi requisiti?

R: Il fatto che offrono a chi investe informazioni appropriate sui rischi, e li tutela. Hanno valore perché con informazioni accurate e tempestive si genera una comunità finanziaria più efficace e funzionante.

Quando le imprese devono capire se ci sono maggiori rischi in un investimento a causa del cambiamento climatico e della siccità o se questo avrà un impatto sulla produzione, ad esempio nel caso di un’azienda agricola, sono costrette a tenerne conto. ©IPS