FAO-CAMBIAMENTI CLIMATICI: In cerca di bestiame senza metano

BERLINO, 12 febbraio 2010 (IPS) – A prima vista, l’azienda agricola Riswick sembra solo un moderno impianto agricolo tra i tanti: costruzioni recenti tra grandi estensioni di terreni coltivati, simili a tanti altri in Europa.

Un maiale allevato nell'azienda biologica di Solothurn, Svizzera

Un maiale allevato nell’azienda biologica di Solothurn, Svizzera

Ma Riswick è un esempio di azienda agricola sperimentale, nella piccola cittadina di Kleve, a 460 chilometri da Berlino e a pochi chilometri dal confine con i Paesi Bassi. Il dipartimento agricolo dell’Università di Bonn ha l’incarico di gestirla.

Riswick diventerà quest’anno il primo centro di ricerca tedesco per lo studio delle emissioni di metano del bestiame, una delle principali fonti di gas serra, causa del riscaldamento globale.

Lo scopo del progetto di ricerca, che prenderà il via nel giugno 2010, è “dimostrare, in condizioni simili a quelle della vita reale, in che modo il metabolismo dei bovini produca metano e altri gas”, afferma Johannes Frizen, presidente della Camera Agricola dello Stato del Nord Reno-Westfalia, dove si trovano sia l’azienda che l’Università di Bonn.

Il metabolismo bovino è un sistema naturale di produzione di biogas. Durante la digestione del foraggio, che si svolge in condizione anaerobiche -ossia in assenza ossigeno- gli animali secernono microorganismi che spezzano il cibo. Questo processo genera molti gas, tra cui il metano.

Le mucche ruttano all’incirca ogni 40 secondi, e possono emettere fino a 230 litri di metano al giorno.

“Per quanto riguarda i gas che surriscaldano l’atmosfera, il metano è più importante del biossido di carbonio (CO2),” ha detto a Tierramérica Wolfgang Buescher, professore di scienze animali all’Università di Bonn e direttore del progetto Riswick.

Gli scienziati stimano che il metano abbia un potenziale di surriscaldamento atmosferico 23 volte maggiore della CO2. In Germania, secondo le stime ufficiali, il processo digestivo di quattro milioni di vacche da latte nel 2007 ha generato circa 450mila tonnellate di metano, ossia il 2,1 per cento sul totale di emissioni di gas serra del paese.

Nell’azienda agricola Riswick vivranno 144 vacche in condizioni strettamente controllate. “Saremo precisi nel pesare e analizzare i mangimi e useremo foto-analisi per misurare le loro emissioni”, ha affermato Buescher.

Le emissioni saranno incanalate in tre spazi appositi diversi: uno per il metano, uno per l’ammoniaca e uno per il biossido di carbonio.

Secondo uno studio dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il bestiame è responsabile del 18 per cento sul totale delle emissioni di gas serra che derivano dalle attività umane, una percentuale maggiore delle emissioni legate ai trasporti.

Queste emissioni, afferma la FAO, sono il risultato della somma dei costi ambientali – che includono tra l’altro la deforestazione e l’uso eccessivo di fertilizzanti chimici e pesticidi – legati all’allevamento per consumo umano.

Lo studio della FAO 2006: “Livestock’s Long Shadow: Environmental Issues and Options” prevedeva un raddoppio della produzione dell’industria della carne, da 229 milioni di tonnellate all’anno nel 1999/2001 a 465 milioni di tonnellate nel 2050.

Buescher ha spiegato che in esperimenti precedenti la variazione di mangime per animali aveva aiutato a ridurre in maniera sostanziale l’emissione di gas serra.

Ad esempio, le mucche che mangiano mais invece di erba emettono minori quantità di metano. Altre sperimentazioni in laboratorio prevedevano l’aggiunta di olio di pesce e olio all’aglio nei mangimi animali.

“Calcoliamo che modificando la dieta potremmo ridurre le emissioni di gas fino al 40 per cento”, ha aggiunto Buescher.

Secondo il progetto, le mucche dell’azienda agricola Riswick saranno allevate in condizioni normali. “Non abbiamo intenzione di usare maschere antigas per filtrare i rutti, e nemmeno attaccheremo un aspirapolvere dietro alle vacche” ha scherzato.

In Danimarca si sta costruendo un’altra azienda agricola per la ricerca sulle emissioni del bestiame, ma questa volta dedicata al reciclaccio dei rifiuti metabolici dei suini.

Gottlan Paludan, capo architetto nella costruzione della “Pig City”, spiega che l’obiettivo è quello di “analizzare la sinergia dell’allevamento del bestiame su larga scala e la produzione di pomodori, al fine di trarre vantaggio, in maniera reciproca, degli scarti prodotti da ognuno dei due processi”.

Il terreno in cui è situata la Pig City, nella penisola dello Jutland, permette il filtraggio e l’assorbimento della CO2, dell’ammoniaca e di altri gas. Il concime sarà riutilizzato per generare biogas, che a sua volta produrrà elettricità. Il concime sarà inoltre reciclato per eliminare l’acqua e produrre fertilizzanti naturali.

L’elettricità, l’acqua e i fertilizzanti saranno utilizzati per far crescere i pomodori, che saranno coltivati in una serra a due piani.

Paludan spera che la serra nella Pig City non solo possa reciclare i gas e gli altri scarti, ma anche ridurre il cattivo odore caratteristico degli allevamenti di suini.

“Ci auguriamo anche di riuscire a produrre un’eccedenza di energia elettrica e di calore, da poter utilizzare nelle comunità vicine”. ©IPS