DIRITTI-MAROCCO: Gli abolizionisti non riescono ad infiammare le università

CASABLANCA, 16 dicembre 2008 (IPS) – Gli attivisti contro la pena di morte stanno ancora cercando il modo di rilanciare la loro campagna nelle università del Marocco, trovandosi di fronte la completa ostilità e l’apatia politica di alcuni studenti.

Lo scorso giugno, Abdelilah Benebdesslam, coordinatore della Coalizione marocchina contro la pena di morte, aveva annunciato che l’organizzazione avrebbe intensificato le attività di mobilitazione nelle scuole e nelle università.

Gli studenti “rappresentano il futuro e ogni riforma della società li riguarda”, aveva spiegato all’IPS.

Ma sei mesi dopo, gli studenti religiosi hanno ancora un ruolo importante nelle università e nel decidere quali sono le organizzazioni autorizzate a svolgere attività.

”Se l’Unione nazionale degli studenti (L'Union Nationale des Etudiants du Maroc – UNEM) fosse ancora sotto il controllo dei partiti orientati a sinistra, sarebbe più facile portare avanti la campagna per l’abolizione nei campus”, ha detto all’IPS Yassine Lamnawer, studentessa nell’Università Hassan II di Casablanca.

”I partiti di sinistra – difensori dei diritti umani in Marocco sin dall’indipendenza del paese dalla Francia nel 1956 – un tempo godevano di un forte sostegno nelle università.

Ma dall’inizio degli anni ’90, gli islamici si sono fatti valere, e adesso sono loro a controllare l’associazione nazionale degli studenti. I musulmani, sia radicali che moderati, sono fortemente contrari alla difesa dei diritti umani, che considerano valori propri della cultura occidentale, e perciò incompatibili con l’Islam.

“La presenza islamica nelle università è sempre più forte”, ha segnalato all’IPS lo studente universitario Hamza Mahfoud.

”Non ho mai sentito parlare di nessuna attività abolizionista dentro la nostra università”, ha confermato all’IPS un altro studente della Hassan II.

Ma l’ostilità islamica nei confronti degli abolizionisti “non è la sola ragione che spiega l’assenza delle loro attività” nelle università, ha aggiunto. C’è un’apatia generalizzata tra gli studenti sulle questioni civiche.

Questa mancanza di impegno è dovuta ad una perdita di fiducia in “quasi tutti i partiti politici”.

Lo abbiamo visto nelle ultime elezioni tenutesi in Marocco a settembre dell’anno scorso, dove solo il 37 per cento dell’elettorato ha votato: il record più basso nella storia del paese.

Lamnawer, poco più di 20 anni, concorda: “La nostra generazione è cresciuta nella mancanza generalizzata di impegno politico. Lo scarso interesse per l’abolizione è solo uno degli aspetti”.

Ma alcuni studenti universitari credono che la situazione potrebbe cambiare se la Coalizione marocchina contro la pena di morte, un raggruppamento di sette Ong, riuscisse ad organizzare più incontri con gli studenti dei campus.

Potrebbe nascere un dialogo tra i sostenitori e gli oppositori di questa pratica, che potrebbe far “cambiare opinione” a chi è a favore della pena capitale.

Gli attivisti contro la pena di morte sperano in una maggiore tolleranza verso le loro attività, dopo che il principale partito islamico, il Partito per la giustizia e lo sviluppo (PJD) ha deciso di recente che non avrebbe più preso parte a nessun dibattito sull’abolizione.

La nuova posizione ufficiale potrebbe avere un certo peso, visto che a definirla è stato Abdelkarim Al Khatib, leader del partito e figura di rilievo nazionale, prima della sua morte lo scorso settembre.

”È stato un segnale molto positivo”, sostiene Mahfoud. “Significa che il suo partito non si batterà più perché la pena di morte venga mantenuta nel nostro statuto”. L’espansione di Internet potrebbe poi contribuire in qualche modo a indebolire la resistenza tenace delle organizzazioni studentesche verso le attività della campagna abolizionista, ha spiegato.

“La comunicazione è più facile attraverso il web. Un forum web sull’abolizionismo ha più probabilità di attirare l’interesse degli studenti rispetto agli incontri informativi”.

Il 22 ottobre, la Coalizione marocchina contro la pena di morte ha inviato una lettera al primo ministro Abbass El Fassi, chiedendogli di sostenere la risoluzione dell’Assemblea generale ONU per la messa al bando globale delle esecuzioni, che sarà votata per la seconda volta consecutiva dall’organizzazione mondiale alla fine di questo mese.

Lo scorso anno, l’Algeria è stato l’unico paese arabo a sostenere la risoluzione, approvata con 104 voti contro 54. E 29 astensioni.