G8: Gli investimenti per la salute sono aiuti efficaci

GINEVRA, 7 luglio 2008 (IPS) – Il Giappone ha chiesto che il summit dei sette paesi occidentali più industrializzati più la Russia (G8) solleciti la comunità internazionale ad accelerare la lotta contro l’Hiv/Aids, considerata un obiettivo cruciale fra gli Obiettivi di sviluppo del millennio (MDG), che dovrebbero essere raggiunti entro il 2015.


Salute, acqua e educazione i temi centrali per i paesi del G8 (Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Russia, Giappone, Canada e Stati Uniti), “ma il tema della salute, considerato il più trascurato degli otto MDG” è in cima alla lista, aveva detto la settimana scorsa un alto funzionario del ministero degli Esteri giapponese.

Otto anni fa, al summit del G8 di Okinawa, era stato proprio il Giappone ad introdurre il tema dell’Hiv/Aids nell’agenda globale, aprendo la strada alla creazione del Fondo globale per la lotta all’Aids, tubercolosi e malaria (Global Fund to Fight AIDS, Malaria and Tuberculosis) nel gennaio 2002. Il direttore di IPS-Europa Ramesh Jaura ha parlato la scorsa settimana a Ginevra con Jon Lidén, responsabile della comunicazione per il Fondo. Di seguito, alcuni passaggi dell’intervista:

IPS: Che posto occupa il Fondo globale nel summit del G8 di Hokkaido Tokayo? E a che punto è il Giappone con il suo contributo? Jon Lidén (JN): Prima di tutto vorrei sottolineare che il Global Fund si è impegnato con 10,7 miliardi di dollari in 136 paesi per sostenere interventi incisivi contro queste tre malattie. Il Fondo fornisce circa il 20 per cento delle risorse internazionali per combattere l’Aids, oltre a due terzi dei finanziamenti internazionali per finanziare la lotta alla tubercolosi, e tre quarti per la lotta alla malaria.

Quanto al Giappone, a maggio di quest’anno il governo giapponese ha promesso 560 milioni di dollari al Fondo Globale, oltre ai 184 milioni già dati al Fondo nel 2008. Non è una cifra significativa, ma dato che negli ultimi anni gli aiuti pubblici allo sviluppo (APS) giapponesi sono stati generalmente stagnanti o ridotti, ci sembra un segnale molto incoraggiante. In questo senso siamo molto contenti.

Ma se guardiamo ai bisogni globali, sono di gran lunga maggiori. Il Giappone è un attore molto forte nell’economia mondiale, e avrebbe potuto fare anche di più. Ma questo diventa un discorso troppo accademico. Ciò che dobbiamo prendere in considerazione è ciò che è più realistico per il Giappone, dati i freni politici a livello nazionale.

IPS: E gli altri paesi del G8? Stanno dedicando la quantità di aiuti che vi aspettavate?

JL: Dipende. Gli Stati Uniti sono in un processo di riattivazione del President's Emergency Plan for AIDS Relief, Pepfar e il Fondo globale per la lotta all’Aids, tubercolosi e malaria. Il portafoglio di 50 miliardi di dollari prevede un contributo sostanziale al Global Fund. Gli Usa saranno all’altezza dei loro impegni, se riusciranno a riattivarlo, e sono certo che lo faranno.

IPS: E i paesi europei?

JL: Negli ultimi dieci anni c’è stato un relativo riorientamento verso la salute, in proporzione maggiore rispetto all’aumento degli APS. E gran parte è stato incanalato attraverso il Fondo Globale. Perché senza il Fondo Globale, questo aumento non ci sarebbe stato. Abbiamo dimostrato che gli investimenti nella salute sono aiuti allo sviluppo davvero efficaci. Abbiamo partecipato attivamente al dibattito sull’efficacia degli aiuti in tutti questi anni. Quanto alla salute, la risposta è un sì inequivocabile, il punto è investire attraverso il Global Fund.

IPS: Questo incremento è stato commisurato ai bisogni?

JL: No, non è stato sicuramente commisurato ai bisogni. Ma una grandissima parte di questi investimenti è il risultato di un impegno personale dei leader delle democrazie europee. (L’ex primo ministro britannico) Tony Blair e (l’ex presidente francese) Jacques Chirac, per esempio, erano già impegnati nella lotta all’Aids. (Il primo ministro italiano) Silvio Berlusconi si è unito all’iniziativa e l’Italia ha realizzato forti investimenti. L’anno scorso, la Spagna è stato il paese che ha maggiormente aumentato il proprio contributo al Fondo Globale. Per noi è una sfida importante spronare i governi europei a mantenere i livelli di investimenti nella salute. Soprattutto tenuto conto di quanto che sta accadendo: riscaldamento globale, crisi alimentare, crisi del petrolio… La risposta in breve è: nessuno sta facendo abbastanza. Ma c’è una tendenza positiva, e dobbiamo mantenerla.

IPS: Qual è la posizione della Germania?

JL: Fino a qualche anno fa, la Germania non aveva un ruolo molto cruciale. Ma l’anno scorso ha ospitato la conferenza dei donatori del Global Fund, e ne è diventata uno dei principali donatori. Anche i suoi incrementi alla spesa sanitaria sono andati al Fondo. La Germania ha poi intrapreso un passo molto innovativo il mese scorso, con un’iniziativa di riconversione del debito chiamata “Debt2Health”.

Si tratta di un nuovo strumento finanziario che aiuta ad incrementare la spesa nazionale nella salute in Indonesia per 25 milioni di euro (circa 39,6 milioni di dollari). Funziona all'incirca come una riconversione del debito: la Germania ha accettato di cancellare 50 milioni di euro (circa 79 milioni di dollari) del debito indonesiano, mentre l’Indonesia ha accettato di investire metà di questa somma nei programmi per la salute pubblica in Indonesia, sostenuti dal Global Fund.

Quindi pensiamo di avere un forte alleato nella Germania. Anche se, di fatto, è una questione di impegno personale dei politici. Perciò non possiamo dare niente per scontato.

IPS: È un caso analogo quello dell’Indonesia con il gasdotto?

JL: Stiamo discutendo con l’Australia e diversi altri paesi delle iniziative Debt2Health, e ci aspettiamo presto delle novità. Paesi come il Pakistan e il Perù potrebbero beneficiarne. IPS: Ma non è una specie di trucco quella di alzare il livello degli APS, APS come percentuale del Reddito nazionale lordo (RNL)?

JL: Non direi che è un trucco, perché prima di tutto si tratta di un debito assistito. Bisogna trovare paesi con debiti nei confronti di un prestatore del settore pubblico. Questi debiti devono essere sostanziali. Se cancelli un debito non assistito, è una transazione solo sulla carta. Nessuno paga, nessuno guadagna. È denaro che sarebbe tornato indietro dal governo indonesiano alla Germania, senza questo accordo, secondo il quale il denaro va dall’Indonesia verso gli stessi programmi sanitari indonesiani. Quindi è un guadagno netto.

IPS: È stata un’idea della Germania?

JL: No. È stata un’idea del Fondo Globale – con la collaborazione della Gates Foundation. Ma il concetto in sé è nato nel Global Fund. La conversione del debito non è un’idea nuova. L’idea nuova è stata quella di usare un’istituzione internazionale come intermediario nella conversione del debito.