ELEZIONI-GUATEMALA: La corsa di Rigoberta Menchú

Città del Guatemala, 30 agosto 2007 (IPS) – Rigoberta Menchú, prima donna indigena candidata in Guatemala alla presidenza, è indietro nei sondaggi. Ma la sua candidatura, sostengono gli analisti, costituisce un precedente importante e il segnale di una maggiore apertura del sistema politico.

Inés Benítez/IPS Inés Benítez/IPS

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“La popolazione indigena oggi non solo ha l’opportunità di votare, ma anche di esercitare il potere”, ha dichiarato martedì scorso Menchú ai corrispondenti stranieri.

L’attivista indigena, 48 anni, vincitrice del Premio Nobel per la pace nel 1992, ha creato il movimento Winaq con l’obiettivo di trasformarlo in un partito politico, e correrà per le elezioni del 9 settembre al fianco dell’imprenditore Luís Fernando Montenegro.

I due sono sostenuti da una coalizione costituita dal Winaq e dal partito di centro-sinistra Incontro per il Guatemala, guidato da Nineth Montenegro, rappresentante politica e fondatrice dell’organizzazione non governativa per i diritti umani Gruppo di mutuo appoggio (GAM, Grupo de Apoyo Mutuo).

Un sondaggio d’opinione pubblicato la settimana scorsa dal quotidiano Prensa Libre pone Menchú, unica donna su 14 candidati, al quinto posto, con il 2,42 per cento di preferenze.

Secondo le cifre ufficiali, 5,9 milioni di guatemaltechi potranno esercitare il loro diritto di voto per il presidente, il vice presidente, 158 seggi parlamentari e 332 sindaci.

Sempre secondo il sondaggio, al primo posto figura Álvaro Colom dell’Unione nazionale della speranza (UNE), di centro-sinistra, con il 22 per cento di preferenze, seguito con il 17,5 per cento dall'ex generale Otto Pérez Molina del Partito patriottico (Pp) di destra. Al terzo posto c’è Alejandro Giammattei, del partito di governo di centro-destra Grande alleanza nazionale (GANA), con il 7,67 per cento.

Se nessun candidato otterrà la maggioranza, si andrà al ballottaggio.

Tuttavia, la candidatura di Menchú va aldilà dei risultati elettorali, come spiegano all’IPS gli analisti politici.

“Anche se otterrà risultati modesti in termini di voti, la sua candidatura è importante perché dimostra l'apertura del sistema politico, tradizionalmente dominato dai ‘creoli’ (popolazione di discendenza europea)”, ha detto all’IPS Manfredo Marroquín, capo dell’Istituto per gli studi politici dell’America centrale (INCEP).

“Noi siamo la voce dei migliaia di senza voce, che non trovano spazio (nel sistema) e prendono solo ordini”, ha detto Menchú, sottolineando il fatto di essere una donna candidata, e indigena, in un paese “’machista’, razzista e discriminatorio”.

Ufficialmente, il 40 per cento della popolazione è indigena, malgrado le organizzazioni non governative stimino la proporzione più vicina al 65 per cento.

Menchú ha detto di essere vittima di una campagna denigratoria da parte dei suoi oppositori, sostenendo che “gli altri partiti ci maltrattano da tutti i lati”; per esempio strappando i suoi manifesti elettorali in alcune comunità.

Menchú “conosce le esigenze della popolazione maya, lavora per il bene degli indigeni”, ha detto all’IPS Margarita Lares, donna indigena di 54 anni che è arrivata da Tecpan, nella parte occidentale del paese, per partecipare al comizio finale di domenica.

Nella Piazza della Costituzione, di fronte al Palazzo nazionale, il premio Nobel ha paragonato le elezioni a un “mercato”, criticando i politici che spendono milioni, e si è detta orgogliosa per aver condotto la sua campagna “senza sponsor”, finanziata solo dai suoi sostenitori.

“La nostra campagna è al cento per cento auto-finanziata, e questo ci garantisce il diritto morale di affermarci come un'ottima opzione”, ha detto Menchú alla conferenza stampa. Malgrado le cifre governative parlino di un tasso di povertà del 51 per cento, stime non ufficiali assicurano una percentuale prossima all’80 per cento. E il tasso è superiore tra gli indigeni.

Il Tribunale supremo elettorale ha stabilito un limite di 42 milioni di quetzals (sei milioni di dollari) per le spese elettorali di ogni partito, ma i partiti principali hanno già speso di più, secondo il Mirador Electoral (ME), coalizione di organizzazioni che controllano il processo elettorale.

Il capo della Missione di osservazione elettorale indigena, Álvaro Pop, ha detto all’IPS che Menchú è “una donna indigena che ha sperimentato tutte le forme di emarginazione del paese”. La sua candidatura ha “un notevole impatto storico, e implica un progresso qualitativo della democrazia”, ha aggiunto.

“Vogliamo che gli indigeni partecipino come attori politici e come persone con diritti. Vorremmo vedere una democrazia multiculturale”, ha detto all’IPS il membro del Winaq Otilia Lux, candidata parlamentare. Su 158 deputati all’unica camera del Congresso, solo 13 sono indigeni.

La nascita del Winaq – che in lingua quiché significa “equilibrio e integrità” – come partito politico era una richiesta indigena che non aveva potuto trovare risposta prima “per mancanza di fondi e di una leadership forte”, ha dichiarato Lux.

La maggior parte dei membri del Winaq sono indigeni, e il movimento ha in programma di costituirsi come partito politico “entro un anno”, ha detto Lux. La sua partecipazione a queste elezioni costituisce un “precedente enorme”, conferisce esperienza, ed è un passo necessario verso “una presenza più forte alle elezioni del 2012”, ha aggiunto.

Nineth Montenegro, alleata del Winaq, ha apprezzato l’arrivo di nuovi attori sulla scena politica.

“Cercheremo di costruire un governo che includa tutti, che cerchi di migliorare il sistema delle tasse, e che lotti per la sicurezza senza metodi repressivi”, ha detto Montenegro all’IPS. L’attivista ha perso il marito nel 1984, rapito dalle forze di sicurezza e “scomparso”.

I partiti ai primi posti nel sondaggio promettono un approccio duro al crimine, in un paese che registra uno dei più alti tassi di omicidio al mondo.

Menchú ha recentemente condannato la violenza di origine politica, che ha causato la morte di ameno 39 attivisti e candidati dei vari partiti, annunciando l’ultima vittima assassinata lunedì, Clara Luz López Marroquín, candidata di Incontro per il Guatemala come consigliere cittadino nella municipalità di Casillas, al sud del paese.

Alcuni analisti paragonano la candidatura di Menchú a quella del presidente indigeno boliviano Evo Morales o del venezuelano Hugo Chávez.

Tuttavia Lux, ministro della cultura e dello sport durante l’amministrazione di Alfonso Portillo (2000-2004), ha detto all’IPS che “il nostro è un programma prettamente nazionale, che nulla ha a che vedere con Morales o Chávez, anche se guardiamo alle loro politiche per imparare”.

Dopo dieci anni dalla fine della guerra civile guatemalteca (1960-1996, conflitto nel quale sono state uccise 200.000 persone), il paese è ancora dilaniato dalla violenza, con assassini di donne e attivisti per i diritti umani, e violenza ad opera di gang.

Il padre di Menchú, leader del Comitato di unità contadina, è morto nel 1981 quando la polizia incendiò l’ambasciata spagnola occupata dagli attivisti. Negli ultimi anni, Menchú ha lavorato per portare davanti alla giustizia chi è accusato di crimini contro gli indigeni durante i conflitti armati. Menchú e Luis Montenegro ridimensionano i risultati del sondaggio, ritenendo di poter ottenere almeno “15 o 20 seggi” nel Congresso.

Secondo Pop, “Rigoberta ha già vinto”, perché è riuscita a creare Winaq, “un sogno nell’immaginazione collettiva dei guatemaltechi”. Malgrado formalmente non sia ancora un partito politico, si sta diffondendo nel paese, allacciando reti di partecipazione tra gli indigeni.

“Rigoberta Menchú resterà nei paraggi ancora a lungo”; ha detto la candidata presidenziale ai giornalisti in chiusura della conferenza stampa.