AMERICA LATINA: Le donne imprenditrici arrivano oltreconfine

MONTEVIDEO, 25 giugno 2005 (IPS) – Elbe “Beba” Luberto viveva una vita tranquilla nella campagna uruguaiana, con il marito, tre figli, cinque nipoti e una casa a cui dedicava tutto il suo tempo. Ma le cose sono cambiate quando, 18 anni fa, con un gruppo di altre donne della comunità, decisero di creare una cooperativa agricola.

Il mondo di Luberto si limitava all’esteso paesaggio verde della provincia meridionale di Canelones. Ma il nuovo progetto e la forza che la donna riuscì a mantenere, soprattutto dopo la morte del marito, hanno aperto nuove prospettive per lei e le sue compagne.

Queste donne decisero di non restarsene con le mani in mano quando, negli anni ’90, crollò la produzione di barbabietola da zucchero nella località di Tapia, a 80 chilometri da Montevideo, lasciando moltissimi uomini senza lavoro.

Di fronte alle avversità, capirono che bisognava riconvertire le fattorie della zona e trovare nuove entrate. Fondarono così la cooperativa Calmañana, per la produzione di erbe aromatiche e frutta secca biologica.

“Oggi noi donne del campo lavoriamo con erbe e spezie, ma abbiamo anche la responsabilità della casa, dei figli. Dobbiamo farlo, per ricavare, e con molti sacrifici, altre entrate per la famiglia. Siamo cresciute, tra molti sacrifici, nell’ambiente rurale e lontane da ogni cosa”, ha raccontato Luberto all’IPS.

La Calmañana, oggi composta da 25 donne, è pioniera in Uruguay nella produzione biologica, senza uso di sostanze agrochimiche. I suoi prodotti, con l’etichetta “CampoClaro”, si vendono nei supermercati locali e si esportano in Spagna e in Italia.

Adesso sperano di ampliare ulteriormente i loro orizzonti, grazie alla rete internazionale delle donne imprenditrici Winner (Women into the New Network for Entrepreneurial Reinforcement).

Questa rete, creata dall’Associazione internazionale Devnet (che fornisce in tutto il mondo servizi di assistenza in tecnologia dell’informazione e gestione aziendale alle micro, piccole e medie imprese), insieme al Fondo delle Nazioni Unite (Onu) per le donne (Unifem) e al Programma Onu per lo sviluppo (UNDP), aiutano le imprenditrici donne in diverse aree del mondo a vendere i loro beni e servizi in modo efficace e competitivo sul mercato locale, nazionale e internazionale.

La rete Winner, finanziata dalla Cooperazione Italiana, riunisce imprese e organizzazioni o fondazioni di donne, ha spiegato la scorsa settimana a Montevideo la coordinatrice per l’Uruguay, María de los Angeles Torres, in occasione del lancio della nuova fase di espansione della rete, con la creazione di nuovi uffici in diversi paesi dell’America Latina.

La rete offre anche dei corsi di gestione imprenditoriale, scambi internazionali, commercio equo e nuove tecnologie, mediante corsi tradizionali o via Internet, ha segnalato Torres.

Al lancio erano presenti il ministro dell’industria e dell’energia dell’Uruguay, Jorge Lepra, e il rappresentante del presidente del UNDP in Uruguay, Pablo Mandeville.

La rete Winner è nata come progetto pilota nel 1999, all’epoca solo con la partecipazione di Albania, Ecuador, Filippine, Nepal e Romania, a cui si sono poi aggiunte altre nazioni di tutti i continenti.

Oggi la rete registra 7000 imprese e 4000 opportunità aziendali, oltre a una dozzina di uffici di assistenza per l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, in tutto il globo.

Attraverso il sito Internet di Winner vengono offerti beni e servizi di ogni tipo: alimenti, articoli di pelletteria, artigianato (compresa arte indigena), tappeti, ceramiche, erbe medicinali, fiori, semi, prodotti chimici, attrezzi per l’agricoltura, articoli per imballaggi, farmaceutici, stampa e pubblicazione di libri, programmi di computer, servizi di microfinanza, formazione e consulenza, gestione di risorse umane e indumenti.

È stato inoltre lanciato di recente sul web un progetto, “Electronic Market Space”, che offre prodotti e servizi per la formazione delle donne nelle imprese, e un forum per interagire con altre imprenditrici dei paesi industrializzati.

“Spesso, quando una donna avvia una piccola impresa e cerca una soluzione ai problemi economici, si sente molto isolata. Così, il lavoro nella rete, il lavoro interattivo, è un’esperienza fondamentale”, ha detto Torres all’IPS.

“Dobbiamo offrire loro una formazione, mostrare loro che è possibile superare i confini del loro paese, attraverso un sito web, per esempio”, ha aggiunto.

Questo è proprio ciò di cui aveva bisogno Luberto. “Abbiamo cominciato a lavorare insieme per fare qualcosa come donne. Volevamo cambiare il nostro sistema di vita. La donna rurale è molto isolata, come lo eravamo noi. Volevamo poter scambiare idee con altre donne”, ha detto all’IPS.

“Per le donne, la cultura imprenditoriale si costruisce a partire da un’identificazione lucida di alternative specifiche per combattere la disoccupazione, la discriminazione di genere, la povertà e le disuguaglianze. È uno strumento di cambiamento sociale e culturale, perché è in grado di ispirare molte altre donne”, ha detto Mandeville all’incontro.

I responsabili sottolineano che simili iniziative promuovono l’uguaglianza di genere, in accordo con gli Obiettivi di sviluppo del millennio (MDG), concordati dai paesi membri dell’Onu nel 2000.

Questi obiettivi si propongono, entro il 2015, di dimezzare la percentuale di popolazione mondiale indigente e affamata rispetto al 1990, universalizzare l’istruzione di base e realizzare progressi sostanziali nella lotta contro l’Aids e altre malattie.

Il terzo degli otto obiettivi è la promozione della parità di genere nell’educazione e il rafforzamento del potere della donna. Sebbene sia l’unico obiettivo che menziona in modo specifico la prospettiva di genere, i funzionari dell’Onu segnalano che essa deve essere incorporata a tutti i traguardi, per garantire il suo raggiungimento.

La cooperativa agricola Calmañana si è avvicinata a Winner grazie alla Rete di educazione popolare tra le donne (Repem, Red de Educación Popular Entre Mujeres), organizzatrice di un concorso che si tiene in otto paesi dell’America Latina per premiare le donne imprenditrici.

“Tutto ciò che si potrà fare con questo legame inter-istituzionale è molto importante, perché favorisce molto le imprenditrici, che spesso sono sole, isolate, in posti molto lontani o in piccoli villaggi”, ha detto all’IPS Iliana Pereira Sarti, di Repem.

“L’attività della microimpresa richiede molta dedizione, che per la donna si somma al ruolo tradizionale della cura della casa e l’attenzione al nucleo familiare. Perciò, tutto ciò che sia uscire al di fuori, i contatti, i vincoli, sono un’enorme difficoltà, e questo va contro il successo dell’impresa”, ha proseguito.

Luberto ha vinto il premio di Repem ed è potuta andare a Caracas, dove ha conosciuto le altre sette vincitrici di diversi paesi latinoamericani. Qui ha potuto comprovare che, al di là di Tapia, le altre realtà non erano poi tanto differenti.

“È stato molto positivo avere questo scambio di idee con le donne di altri paesi. Ho capito che i problemi delle donne di luoghi remoti nel mondo sono gli stessi dei nostri”, ha concluso.